Inserita in Sport il 27/09/2015
da Gabriele Li Mandri
NAPOLI-JUVENTUS 2-1: FUNERALE BIANCONERO?
"Quando tutti pensano di farmi il funerale, poi si ricredono": parole e musica di Massimiliano Allegri, nel post-partita di Napoli-Juventus. Della serie, non prendete impegni in smoking nero perché io di qui non mi schiodo. Fa decisamente onore al tecnico juventino trovare il coraggio di esporsi così in un momento terrificante per la Juventus, tredicesima in campionato e potenzialmente a ridosso delle ultime due in classifica. Soprattutto dopo aver fatto bello un Napoli che non aveva certo bisogno di aiutini per esserlo, ma che di fatto se l´è giocata da solo. Perché quando Koulibaly diventa più pericoloso per Reina di tutto l´attacco bianconero, allora è chiaro che c´è qualcosa che non va.
Sia chiaro, Allegri ha indubbiamente messo del suo, scombinando formazioni su formazioni come un bambino che gioca al Piccolo Chimico, ma le colpe principali non sono sue. Soprattutto quando una società come la Juventus si priva di Pirlo, Vidal e Tevez e li sostituisce con Hernanes, Khedira e Dybala. Con tutto il rispetto per il giovane attaccante argentino, probabilmente il crack del futuro. Ma alla Juve, per rimanere competitiva, serviva molto di più a centrocampo: passare dal reparto più forte d´Europa a quello che segna il record di palloni suicidi, non è un belvedere.
Forse la Juventus ha peccato un po´ di presunzione, pensando che oramai lo scudetto in Italia fosse una cosa in famiglia, una sorta di replica delle amichevoli fra Juve A e Juve B. Forse c´è anche qualche giocatore che si è seduto, come Pogba che, lasciato con le incombenze da leader, sta capendo che una cosa è giocare alla Playstation, un´altra è vincere il Pallone D´Oro. Si sapeva che la Juve avrebbe faticato: basterebbe un po´ di rispetto verso i tifosi bianconeri e ammettere che questa Juve probabilmente non vincerà, difficilmente arriverà in Champions (vista l´attuale situazione) perché la scorsa finale europea ha segnato la fine di un ciclo concluso alla grande, ma non alla grandissima. E da lì si doveva per forza ripartire con forze nuove e ambizioni dilatate un po´ più in là nel tempo. Come fanno tutti, prima o poi.
E allora è inutile star lì a massacrare Allegri, perché lui alla Juve durerà quel che durerà e poi continuerà la sua vita: gli allenatori vanno e vengono, soprattutto quelli non amati dalla tifoseria. La dirigenza, però, rimane: toccherà ad Agnelli, innanzitutto, riparare alle evidenti falle di mercato e permettere ad Allegri di rinviare questo funerale bianconero. Almeno fin quando potrà essere utile alla causa, ammesso che ce ne sia ancora una.
(Fonte foto: LaPresse)
Gabriele Li Mandri
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