Inserita in Cronaca il 04/05/2013
da redazione
Processo al Sen. D´Alì, parlano i legali
“Un’accusa imbarazzata”. Commentano così gli avvocati Stefano Pellegrino e Gino Bosco, in merito alle dichiarazioni del pubblico ministero Paolo Guido nel corso della sua requsitoria nel procedimento a carico del senatore Antonio D’Alì, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il PM ha citato diversi episodi che metterebbero l’imputato in collegamento diretto con la famiglia del boss latitante Matteo Messina Denaro. Di diverso avviso ovviamente i legali del senatore. “Gli stesso requirenti – hanno sottolineato in una nota gli avvocati Pellegrino e Bosco - in linea con le motivazioni delle due precedenti richieste di archiviazione del procedimento a carico del Sen. D’Alì, hanno dovuto coerentemente e correttamente ammettere, nel corso della requisitoria all’udienza di ieri, che “nessuna condotta concreta, effettiva e fattuale agevolatrice dell’associazione mafiosa” è stata accertata e, comunque, indicata e specificata dagli innumerevoli collaboranti ascoltati anche in altri processi sul conto del predetto Sen. D’Alì. Si consideri che le attività investigative e di indagine a carico del Sen. D’Alì sono incessantemente continuate dal lontano 1997 ad oggi, senza che sia emerso, al di là delle illazioni e delle temerarie, proditorie e infondate insinuazioni di taluni collaboranti, alcun fatto specifico, come del resto affermato dai requirenti, che possa essere ricondotto ad una ipotesi di concorso nell’associazione mafiosa”. Nel comunicato viene sottolineata “assoluta obiettabilità” in merito a “due passaggi fondamentali della requisitoria”. In particolare i legali evidenziano come “in relazione alla pretesa e immaginosa candidatura del D’Alì alle elezioni del 1994 nel partito Sicilia Libera, va ribadito che l’unica sollecitazione a candidarsi risulta provenire dal movimento Forza Italia, essendo sconosciuto al predetto Sen. D’Alì, all’epoca, l’esistenza di un movimento che tendesse alla costituzione di un partito denominato Sicilia Libera. Quanto alla asserita cessione fittizia dei terreni di contrada Zangara in Castelvetrano - continuano i difensori Pellegrino e Bosco - è stato dimostrato documentalmente e testimonialmente che il trasferimento risulta essere stato vero e reale. Il Sen. d’Alì – concludono i legali - non ha semplicemente respinto l’accusa di essere un concorrente esterno di “cosa nostra”, ma ha processualmente e positivamente provato la totale estraneità ai fatti contestatigli”.
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